Una delle domande che più spesso mi viene rivolta, è questa: “Qual è il momento migliore per fare una valutazione neuropsicologica?” ebbene, a questa domanda apparentemente banale sottostà, a dire il vero, un principio che sfugge a molte persone. Ho pensato di provare a spiegarlo in parole diverse da quelle che uso abitualmente, con questo semplice parallelo, che spero possa essere più chiaro. Mettiamo il caso che decidete di portare la macchina da un carrozziere chiedendogli di controllarla perché avvertite un piccolo “rumorino” che prima non avevate mai percepito. Il carrozziere può provare la macchina e non ravvisare alcuna anomalia. Ma, dato che si tratta della “vostra” auto, conoscete perfettamente le sue prestazioni e tutti i “rumori” che la vettura abitualmente emette. Forse noi donne, abbiamo l’orecchio un po’ meno allenato…ma in linea generale la conoscenza delle nostre cose, di tutte le nostre cose, ci consente di percepire anche delle piccole variazioni che da fuori non si vedono/sentono. L’alternativa alla risposta del meccanico potrebbe essere questa: “ad oggi non sento niente di strano, magari se l’avessi provata prima, avrei potuto dirti se questo piccolo rumore che avverti è normale per l’usura della macchina oppure no”. Poi ci presenta il conto relativo al collaudo e noi ce ne torniamo a casa continuando a ripetere “eppure prima queste vibrazioni non le sentivo!!”.
Prevenire i disturbi di memoria
Per quanto riguarda il nostro cervello accade la stessa identica cosa: noi ci conosciamo perfettamente! Sappiamo se siamo abili nel ricordare i nomi degli attori televisivi, sappiamo perfettamente se il nostro senso dell’orientamento è spiccato o meno, ricordiamo in quali materie andavamo bene a scuola e quali invece erano un disastro, ad esempio io ed i numeri abitiamo mondi diversi! Per cui facendo un test specifico per l’abilità di elaborazione di materiale numerico, al 90% (e nella percentuale sono stata ottimista!), il mio punteggio non sarà buono. Questo non vuol dire che io abbia un “deficit cognitivo” ma si tratta semplicemente di un “mio personale” funzionamento, ovvero una mia particolarità che, al pari di tutti gli altri connotati distinguono me da un altro qualunque individuo. E vuol dire anche questa abilità nel manipolare numeri, rimarrà tanto scarsa quanto inalterata nel tempo. Quindi se misuriamo le mie prestazioni alla data di oggi, noteremo pessimi risultati anche negli anni futuri. E qui veniamo alla nostra domanda di partenza: “quale è il momento migliore per fare una valutazione?”. Adesso però la risposta è molto evidente: il momento migliore è quando le funzioni cognitive sono pienamente efficienti. Quando non ci sono problemi di memoria, di linguaggio o di attenzione, quando il mio cervello ha delle prestazioni coerenti proprio “per come io mi conosco”. Allora, potreste dirmi: ma, se sto bene, perché devo sottopormi ai test? Certo, è una domanda lecita, alla quale potrei replicare allo stesso modo chiedendovi se quando fate gli esami del sangue sapete già di avere il diabete solo perché la sera precedente, per l’inaugurazione, avete svuotato il bancone della pasticceria. In altre parole, quando ci sottoponiamo alla mammografia o altre analisi specifiche non lo facciamo certo con la certezza di trovare qualcosa, giusto?! La risposta dunque si può sintetizzare ancora di più, anzi è sufficiente una sola parola: #prevenzione!
Valutazione cognitiva
Quindi da una parte possiamo contare sulla nostra sensibilità, per cui quando sentiamo quel piccolo rumorino alla macchina, è bene sempre rivolgerci ad un esperto. Dall’altra parte però dobbiamo abituarci a pensare al #checkup cognitivo, né più né meno come pensiamo a tutti gli altri esami preventivi che facciamo! Parlatene anche con il vostro Medico Curante, anche lui vi conosce bene e sicuramente può darvi delle indicazioni importanti e soprattutto sa cogliere l’importanza di alcuni sintomi singolarmente non preoccupanti ma che presenti contemporaneamente possono dare sospetto della presenza di altre patologie. Primo tra tutti i disturbi del sonno, se alle alterazioni del ciclo sonno-veglia abbiniamo eccessiva irritabilità, irascibilità e magari difficoltà nel recupero delle parole, forse è il caso di fare degli approfondimenti.
Avere una valutazione di un cervello pienamente funzionante ci consente di intercettare ogni piccola variazione, anticipando di molto l’attivazione di terapie adeguate in caso di bisogno. In caso contrario invece dobbiamo avere dei tempi tecnici in cui gli esami vengono dilazionati nel tempo per capire se siamo in presenza di un invecchiamento precoce (quindi patologico), oppure la perdita neuronale, che si traduce in: “ogni tanto mi dimentico qualcosa”, “a volte vado in una stanza e non ricordo il motivo per cui ci sono andata” ecc… è in realtà naturale, fisiologica e siamo quindi all’interno di un quadro di assoluta compatibilità con la nostra età anagrafica. Dimenticare qualcosa capita a tutti! Perdere gli occhiali, il telefonino, ci mancherebbe! Però il numero delle volte, quindi la frequenza, con cui le dimenticanze sono presenti ci dà segnali più o meno evidenti. Quindi non aspettate di avere “qualcosa che non va” per fare una valutazione neuropsicologica, fatela a prescindere, una volta compiuti i 50 anni per le persone che hanno un genitore affetto da patologie degenerative e dai 65 anni per chi invece non ha familiarità con tali disturbi. Ricordo che per malattie degenerative si parla prevalentemente di: #alzheimer, #parkinson, #sclerosimultipla, #demenze di vario tipo ecc…
Nel mese di gennaio 2022, abbiamo deciso di effettuare valutazioni neuropsicologiche applicando delle tariffe agevolate, per incentivare e promuovere il benessere e la salute delle persone e soprattutto per divulgare il principio della PREVENZIONE. Per informazioni potete chiamare la linea fissa 0587/670200 oppure la linea mobile 331/4723610.