Esercizio fisico e cervello: quando il corpo allena la mente

Con l’avanzare dell’aspettativa di vita, sono aumentate le patologie che hanno nell’età il principale fattore di rischio, come le demenze. Demenze e non demenza, perché oltre alla più conosciuta malattia di Alzheimer, esistono diverse forme atipiche, come la demenza vascolare o la demenza fronto-temporale. Attualmente non esistono ancora strategie terapeutiche in grado di arrestare il processo degenerativo. Tuttavia gli sforzi dei ricercatori si sono indirizzati nel trovare il miglior metodo per rallentare l’avanzamento del declino cognitivo.

In assenza di una terapia farmacologica risolutiva, nel tempo si è sviluppata una corrente d’interesse verso metodiche non farmacologiche, come lo svolgere una varietà di attività cognitivamente stimolanti e il praticare attività fisica. In ambito neuropsicologico, si è sviluppata una corrente d’interesse verso metodiche di stimolazione cognitiva che tendono a mantenere (e se possibile recuperare) le funzioni ancora non compromesse attraverso un loro allenamento specifico tramite tecniche cognitive computerizzate e/o riabilitative. Queste tecniche sono utilizzate da anni, sia nel trattamento dell’invecchiamento fisiologico del cervello, sia in condizioni patologiche di danno cerebrale. Tuttavia l’uso di soli programmi cognitivi sembra spesso ottenere effetti che non si traducono in un miglioramento delle qualità nella vita quotidiana. Una causa potrebbe essere la mancata generalizzazione: il miglioramento del soggetto è limitato alla capacità di svolgere meglio il compito cognitivo proposto, ma questo non si traduce in un cambiamento nelle abilità di tutti i giorni.

Questa difficoltà ha richiesto ai clinici e ai ricercatori come poter aggiornare e rendere più efficaci gli interventi. Tale necessità è andata di pari passo con il diffondersi di studi sull’utilità dell’esercizio fisico. E’ ormai dimostrato che, nella terza età, fare esercizio fisico comporta effetti benefici sulla salute in generale e, nello specifico, sulle capacità mentali. Si stima che comporti una riduzione del rischio di demenza tra il 20 e il 50%. Questo dato ci informa anche riguardo l’importanza di svolgere attività fisica come prevenzione, quindi prima che la demenza insorga.

Come riesce l’esercizio fisico a migliorare le capacità del cervello?

Innanzitutto, vi è un effetto indiretto: chi svolge attività fisica ha cuore e polmoni più efficienti. Avere l’apparato cardio-polmonare in forma comporterà un’adeguata irrorazione sanguigna del cervello. Questo vuol dire che il cervello sarà a sua volta più in forma e protetto dai rischi conseguenti alle patologie vascolari età-correlate. Ma vi è anche un effetto diretto: gli studi mostrano che l’esercizio fisico correla con l’aumento di alcune sostanze, dette neurotrofine, necessarie alla produzione di nuovi neuroni in alcune regioni cerebrali, quali l’ippocampo e la corteccia cerebrale. In altre parole, non solo il cervello viene preservato dall’invecchiamento, ma sarà potenziata la sua capacità di rinnovarsi e adattarsi, la cosiddetta neuroplasticità.

Quale tipo di esercizio fisico bisogna fare?

Vi è un generale consenso tra ricercatori nel ritenere l’esercizio aerobico, orientato verso l’incremento della funzione vascolare, quello con un maggior effetto sul miglioramento delle capacità cognitive. Con allenamento aerobico si intende un’attività prolungata, dal ritmo normale e ben cadenzato, come camminare a passo svelto, correre o andare in bicicletta. Anche piani di
allenamento che comprendono esercizi di rinforzo, tonificazione, equilibrio e stretching hanno mostrato un’associazione positiva con la performance cognitiva, seppur di grado inferiore rispetto all’attività aerobica. In conclusione, un buon programma dovrebbe includere un’attività aerobica affiancata da altri esercizi fisici. Quanto finora illustrato dimostra che esercizio fisico e stimolazione cognitiva sono due potenti armi per la prevenzione del declino cognitivo.

E’ possibile combinare esercizio fisico e cognitivo?

Negli ultimi anni, gli studi si sono indirizzati, con risultati promettenti, sull’indagine dello svolgimento di esercizi che impegnano, nello stesso momento, le abilità fisiche e mentali del partecipante. Un semplice esempio è il camminare e nel frattempo nominare tutte le parole che si conoscono che iniziano con una certa lettera, oppure andare sulla cyclette mentre su uno schermo devono essere svolti dei compiti di memoria. La combinazione di un training cognitivo con un programma di esercizio fisico potrebbe essere superiore all’intervento che emette questa modalità di allenamento isolato e, sicuramente, uno dei temi caldi dei futuri interventi di prevenzione delle demenze e promozione dell’invecchiamento di successo.